LO CHEFLa famiglia Borsarini gestisce il ristorante La Lumira da oltre mezzo secolo.

CARLO ALBERTO BORSARINI Sono nato a Castelfranco Emilia nel 1969, e qui lavoro nel ristorante che fu di mio padre Carlo fino al 1987. Ho conseguito il diploma di Ragioneria ma sono nato in cucina. La mia passione per questo mestiere è iniziata con il vino, diventai Sommelier nei primi anni 90, in questo modo […]

CARLO ALBERTO BORSARINI

CARLO ALBERTO BORSARINI

Sono nato a Castelfranco Emilia nel 1969, e qui lavoro nel ristorante che fu di
mio padre Carlo fino al 1987. Ho conseguito il diploma di Ragioneria ma sono nato in cucina. La mia passione per questo mestiere è iniziata con il vino, diventai Sommelier nei primi anni 90, in questo modo ho imparato ad allenare il palato e a conoscere le regole dell’equilibrio gustativo.

 

Poi la cucina, dove la tradizione riportata da mia madre era solida e rassicurante, anche per la clientela. Capii presto che era la cucina “tramandata” quella che mi interessava, nel contempo però la riproduzione passiva delle ricette non era sufficiente a portare il messaggio nel III millennio. Occorreva entrare in quelle ricette con l’energia e l’entusiasmo di un giovane cuoco e per farlo era necessario cambiare prospettiva. Decisi che le esperienze all’estero le avrei fatte
alla Lumira: per 5 anni mi circondai di aiutanti stranieri, perlopiù asiatici con i quali instauravo un vero e proprio rapporto di scambio.

 

 

LA MIA CUCINA OGGI

Oggi la mia cucina ha una forte connotazione emilianoromagnola “senza trattino”
ma non rinuncia alle tecniche moderne, alle presentazioni contemporanee e a
prodotti provenienti da ogni parte del mondo. E’ il mio mondo, visto da qui.

Parlando di un popolo, i termini “tradizione” e “cultura” vengono usati sempre insieme, un po’ come avviene per “usi” e “costumi”, come fossero due ettari di terra confinanti dei quali arare il primo all’alba ed il secondo a mezzodì. In realtà preferisco pensarle come due giorni dello stesso weekend, dove la cultura è un sabato trepidante di aspettative mentre la tradizione è il tiepido avvolgere del divano domenicale che separa il pranzo dalla cena.