Cari amici e clienti quello che mai avremmo voluto nemmeno immaginare è purtroppo successo. Ancora una volta. I ristoranti sono il capro espiatorio
per una generazione di politici incoscenti che, poggiando comunque su un diffuso sentimento popolare che mette la nostra pseudo-categoria sullo stesso piano dei truffatori, sono disposti a sacrificare un comparto solo per gettare fumo negli occhi delle persone impaurite. Tutti, anche loro, sanno che chiudere i ristoranti non serve a nulla, se non a farli sparire per sempre. Nessuna catena dei contagi verrà interrotta la catena alimentare purtroppo si.
La funzione dei ristoranti, dei bar e delle osterie non è superflua, come abbiamo dovuto sentire dire anche da politici navigati. In un paese di estrema periferia per esempio, sono l’unico modo per creare un tessuto sociale che tutti inseguono ma che non esiste. Non sono i loghi, gli slogan, le vie chiuse al traffico, le pavimentazioni, le cene sotto le stelle che costruiscono il “sentire comune” o sviluppano “l’appartenenza”. I posti del cuore, dove i nostri figli hanno festeggiato battesimi e compleanni, dove abbiamo portato le fidanzate, dove abbiamo celebrato i nostri piccoli trionfi sportivi, “bagnato” l’acquisto di una nuova macchina o il ritorno di un amico lontano sono parte di quell’immaginario socio-geografico che ora chiamano “confort-zone”.
Il Tortellino passa quindi dal dito mignolo al medio per quanti hanno oltraggiato gli imprenditori della ristorazione, per quanti hanno slealmente concorso sotto la falsa egida della beneficienza, per i colleghi che in barba ai decreti hanno stipato i loro locali infischiandosone dei presidi e per tutti quei gabinetti, call conference, pool di scienziati, portavoce che, senza averne azzeccata una da mesi, hanno localizzato il virus nei ristoranti, perchè a lor dire è li che si manifesta con più aggressività, è li che si riempiono le terapie intensive, è li che gli italiani rischiano la vita.
Il mio essere, la mia etica mi imporrebbe la serrata (ricordo un affranto Lello Arena rispondere all’ennesima domanda sul suo scomparso amico Massimo Troisi con uno struggente “basta, vorrei sentire la sua mancanza”) ma i ristoranti oggi sono aziende, hanno dipendenti che devono sostenere le famiglie, impegni con le banche e quindi non posso:
La Lumira sarà aperta a pranzo anche per asporto, finchè si potrà perchè credetemi non è finita qui, e per l’asporto e la consegna a domicilio il Venerdi, Sabato e Domenica sera previa prenotazione al 3355431304 oppure al numero del ristorante 059926550.
Il menù è quello che trovate qui nel sito, scontato del 15 per cento per l’asporto, del 10 per la consegna a casa.
Resto a vostra disposizione agli stessi numeri anche gli altri giorni della settimana
nel caso voleste acquistare vino, liquori, dolci, prodotti da forno etc…
Vi abbraccio
Carlo Alberto