S’intitola “Tutto il buono dell’Emiliaromagna (senza trattino)” il nuovo libro con cui lo chef Carlo Alberto Borsarini si racconta, alternando ricette, aneddoti personali e racconti dal territorio.
Borsarini è lo chef de “La Lumira”, prestigioso e accogliente ristorante di Castelfranco Emilia, il paese natale del tortellino. Il libro, edito da Minerva, si può acquistare in libreria, su Amazon e sul sito dell’editore.
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Da piccolino gattonava nella cucina del ristorante di famiglia tra tegami, pentole e latte di pomodoro con in sottofondo le chiacchiere della mamma Loredana, della zia Marisa e del papà Carlo. Dopo la prematura scomparsa del padre, dal 1987 Carlo Alberto Borsarini ha indossato la casacca da chef e ha portato “La Lumira” di Casterlfranco su tutte le più prestigiose guide di settore.
Il libro, edito da Minerva, non è solo una raccolta delle ricette più apprezzate e rielaborate da Borsarini, ma è una vera e propria lettura che scorre via tra aneddoti personali, citazioni di Montale e David Bowie. Diviso in tre sezioni (una biografica, una concettuale e una propriamente tecnica), “Tutto il buono dell’Emiliaromagna” vuole cercare di portare la cucina al livello delle altre arti e renderla patrimonio comune di un popolo che condivide un territorio attraversato dalla più famosa delle strade italiane: la via Emilia. Due realtà storiche e gastronomiche variegate ma non estranee, anzi unite dall’abolizione di quel trattino di congiunzione che è spesso stato confuso con uno di distinzione. Un libro sull’identità di un popolo vissuta attraverso l’espressione culinaria dei propri eccellenti prodotti, uniti in un’unica coscienza regionale che abbatte ogni campanilismo a tavola.
Lo chef spiega il motivo del titolo, di quella parola nel titolo: “Emiliaromagna”, tutto attaccato affermando che egli stesso è diviso anche dal punto di vista affettivo fra l’Emilia, dove vive e lavora, e la Romagna dove ha legami che affondano nell’albero genealogico della sua famiglia, ma anche amici, e poi la sua famiglia si trasferisce lì nel periodo estivo. Sono due tradizioni che conosce profondamente e porta avanti in modo paritario.
Nel libro di Carlo Alberto c’è tutto il suo mondo: le passioni, la musica e l’arte si fondono nei piatti in un originale connubio che porta Modena sulle spiagge di Rimini e la piada ad accompagnare la mortadella. La base della sua cucina è quella delle ricette dimenticate, a volte nella loro semplicità, altre ripresentate dopo uno studio volto all’attualizzare e la presentazione. Come ha voluto rimarcare Massimo Bottura che ha dedicato a Borsarini la fascetta di presentazione del libro: “Nei piatti di Carlo Alberto c’è l’emozione del ricordo senza la polvere della nostalgia”.
Carlo Alberto è anche scrittore ed è egli stesso che racconta come i ruoli di cuoco e scrittore siano in realtà collegati.
Lo chef spiega che i cuochi hanno una cassa di risonanza maggiore rispetto alla fine degli anni ‘80. È cambiata la cucina in sé, si è arricchita di contenuti, per un fattore di crescita di interesse nel contesto sociale e afferma che “La scrittura è uno strumento che sapevo usare e lo utilizzo con grande piacere perché mi piace. Se posso contribuire a far della cucina un’arte considerata al pari delle altre, beh, per me è un onore”